|
|
IL FONDOVALLE
- La "Prada" di Breno e Losine.

Da ormai dieci anni la sezione è impegnata in una vera e propria battaglia per la tutela della residua piana agricola di fondovalle chiamata “Prada” di Losine Breno.
Con questo obiettivo, infatti, il giorno 31 maggio 1996 si svolgeva a Breno la prima manifestazione pubblica organizzata da Italia Nostra: nell’ occasione l’allora presidente della sezione dott. Mario Bertolini accompagnato dal prof. Adriano Soster del direttivo insieme a numerosi studenti rappresentanti degli istituti scolastici superiori della cittadina consegnava in sede della Comunità Montana di Valcamonica una lettera nella quale si chiedeva la messa a tutela della piana, inoltre si denunciava il crescente degrado di buona parte del fondovalle a seguito della dilagante e disordinata urbanizzazione.
Una collaborazione questa con il mondo della scuola che si manterrà nel corso della vicenda e a cui si aggiungerà in seguito il contributo di altre associazioni locali e di molti cittadini.
La” prada” di Losine-Breno appare come una piccola pianura tra le montagne delimitata dal fiume Oglio e dal versante destro della valle; la sua superficie pari a circa novanta ettari é occupata da campi e praterie, da una tipica vegetazione di ripa con residui laghetti fluviali, nel mezzo trovasi una storica contrada agricola di nome Tezze.
Mirabile esempio di piana alluvionale a monte di strettoia e gradino di fondovalle la “prada” costituisce con questi elementi del paesaggio suggestiva introduzione a uno dei tratti più belli della Valcamonica: quello che risale contornato dalle montagne del Pizzo Badile e della Concarena fino a CapodiPonte, centro mondiale di arte rupestre.
L’unicità di quest’area è dovuta oltre alla rilevanza paesaggistica e naturalistica soprattutto al fatto che essa costituisce l’ultima piana omogenea e coltivata rimasta nel comprensorio a nord di Breno.
Sarà forse per la sua posizione isolata e di non facile accesso che la piana era stata fortunatamente risparmiata negli anni da progetti che si erano di volta in volta proposti : prima un acciaieria , quindi un complesso ospedaliero e infine il tracciato di una superstrada.
Rimaneva agli inizi degli anni duemila una vecchia previsione urbanistica del piano regolatore di Losine di insediamento artigianale pari a circa trentamila mc proprio nel cuore della piana, previsione che il comune si stava apprestando ad attuare con ulteriore variante.
A questa minaccia l’associazione, sotto la presidenza del prof. Umberto Sansoni, si opponeva presentando puntuali osservazioni nella fase di adozione della variante e quindi del piano attuativo, al tempo stesso ribadiva nel maggio del 2000 la richiesta formale agli enti competenti di istituzione del parco agricolo della prada.
L’approvazione definitiva del piano attuativo dell’area artigianale induceva la sezione ad istruire un ricorso al T.A.R dopo aver accertato che l’insediamento ricadeva in area con vincolo assoluto di inedificabilità trattandosi di conoide attivo, ricorso che veniva presentato il 12 dicembre 2002.
Si promuove nel contempo un interpellanza a nome di alcune forze politiche in Consiglio della Comunità Montana: l’ente comprensoriale appoggia la richiesta di tutela dell’associazione ma nella sostanza si rimette alla competenza territoriale del comune di Losine.
Il caso viene seguito con molto interesse dagli organi di informazione, si tengono assemblee pubbliche, anche il mondo della scuola continua come ogni anno a fine maggio a promuovere la manifestazione a favore della creazione del parco.
Va anche menzionato in questo periodo l’inserimento della “Prada” nel censimento denominato “Luoghi del cuore” promosso dal F.A.I.
Tutto sembrava essere stato fatto per scongiurare il pericolo e si aspettava fiduciosi che gli enti competenti e in particolare le amministrazioni comunali di Losine e Breno riconoscessero il valore importante dell’area.
Ma nuove voci giungevano intanto a smontare ogni illusione circa il proposito della Regione Lombardia di istituire una cava di sabbia proprio nel mezzo della piana e la sezione inviava puntualmente osservazioni opponendosi al nuovo intervento.
Ciononostante il Consiglio Regionale della Lombardia approva in data 25 novembre 2004 il piano cave della provincia di Brescia e in esso il nuovo ambito estrattivo in comune di Losine con produzione totale di 200.000 mc di sabbia e ghiaia.
L’atto deliberativo appare da subito illegittimo, frutto di un colpo di mano dell’ultima ora, in pieno contrasto con i pareri negativi degli uffici competenti della provincia in fase di adozione e della stessa regione, inoltre privo delle necessarie verifiche ambientali.
Non restava che riprendere l’ardua e onerosa strada di un nuovo ricorso al TAR da parte della sezione, con presidente la prof AnnaMaria Basché, questa volta con l’appoggio morale ed economico di un comitato che nel frattempo si è costituito e di cui fanno parte numerose associazioni di tutela e privati cittadini.
Il ricorso contro la delibera della Regione Lombardia viene presentato al tribunale amministrativo sezione staccata di Brescia in data 24 marzo 2005 congiuntamente a due privati proprietari di terreni compresi nell’ambito estrattivo.
Di seguito, e sull’onda del forte eco destato dalla vicenda, esponenti della sezione e di altre rappresentanze vengono riunite dal presidente della Comunità Montana per discutere della questione, nell’occasione il presidente assume l’impegno di sottoporre a Regione Provincia e Comuni interessati un accordo di programma per la tutela della piana di Losine-Breno.
L’estate 2005 è passata e la sezione continua a seguire il caso pronta a presentare istanza di sospensiva al T.A.R qualora la provincia rilasci autorizzazione a iniziare l’escavazione nella “prada”, inoltre attende che il primo ricorso dopo tre anni arrivi finalmente alla sentenza di giudizio.
Intanto continua inarrestabile il forte e disordinato sviluppo edilizio e infrastrutturale lungo il fondovalle, ora anche esteso all’alta Valcamonica, con grave alterazione dei connotati paesaggistici e storici del territorio e pregiudizio della sua attrattiva turistica.
La sezione Valcamonica di Italia Nostra in questi anni ha messo in atto altre iniziative per la tutela di aree residue irrinunciabili in alcuni casi anche con successo:tra queste sono da citare le azioni intraprese per conservare la campagna nel basso versante a sud di Capodiponte, il versante a terrazzamenti coltivati a vite in comune di Sellero e le aree prative residue nella conca di Edolo.
Ma il momento particolarmente sfavorevole che stiamo attraversando rende necessaria una nuova forte iniziativa della sezione per questo occorre tutto il contributo degli iscritti e il pieno appoggio da parte della associazione centrale di Italia Nostra.
|
|
|